Si definisce rischio di credito commercialela possibilità che il cliente debitore non ottemperi gli obblighi di pagamento del corrispettivo della fornitura di beni o servizi avvenuta in un momento precedente a quello stabilito per il pagamento”.

L’impresa risulta esposta a tale rischio principalmente in due situazioni:

  1. il cliente paga con ritardo il proprio debito rispetto ai termini concordati contrattualmente;
  2. Il cliente non paga il corrispettivo dovuto determinando un insoluto;

Nel caso in cui si verificasse lo scenario A le conseguenze per l’impresa potrebbero consistere in:

  • maggiori oneri finanziari, ovvero interessi passivi aggiuntivi, non previsti, fino al momento dell’incasso;
  • maggiori costi, interni ed esterni, legati a tutto il processo di recupero del credito.

In caso di scenario B il costo potrebbe essere addirittura più elevato ed esattamente:

  • pari alla perdita, in termini di mancato incasso, di quello che è l’utile atteso sulla vendita;
  • costi legati a procedure di recupero del credito e al mancato recupero dei costi sostenuti per la produzione del bene e/o servizio.

Sia in caso di ritardo che di insolvenza, la conseguenza del rischio di credito commerciale sull’attività dell’impresa, è quella di obbligarla ad andare a coprire il fabbisogno finanziario.

Il pericolo che il rischio di credito si manifesti finisce con il danneggiare la solidità patrimoniale e la capacità di remunerazione del capitale investito dell’azienda, andando ad impattare direttamente sulla sua struttura finanziaria ed in particolare sul Working Capital (capitale circolante), con ripercussioni anche a livello di fonti di copertura.

Affinché l’impresa si mantenga in equilibrio finanziario nel breve termine è opportuno che le attività siano maggiori o uguali alle passività, segnale che si dispone di capitale monetario sufficiente a far fronte agli impegni a scadenza. Costituendo il credito commerciale la voce più importante del CCN, solo una sua corretta gestione garantisce il raggiungimento della condizione di equilibrio e contribuisce a creare ricchezza per gli azionisti.

Le cause del rischio di credito comportano, per l’azienda creditrice, costi che variano a seconda delle condizioni contrattuali concordate, con impatto anche sull’equilibrio economico e finanziario della stessa. Nonostante esso vari da contesto a contesto, a seconda delle politiche di credito perseguite dalle aziende, esso non sarà mai pari a zero, nemmeno in caso di crediti nulli.

Generalmente è possibile distinguere il rischio di credito in tre tipologie:

  • Rischio di credito pieno (full credit risk): consiste nel rischio che la controparte acquirente non provveda, alle scadenze prestabilite, ad adempiere ai propri obblighi, divenendo insolvente in modo irreversibile, senza possibilità di adempimento nemmeno in futuro;
  • Rischio di consegna (delivery risk): sussiste soltanto quando le parti hanno reciproche obbligazioni da eseguirsi contemporaneamente;
  • Rischio di sostituzione (substitution risk): è presente nei contratti a termine con prestazioni corrispettive e consiste nel maggiore costo oppure nel mancato guadagno che la parte solvente, detta in bonis, sopporta qualora la controparte diventi insolvente prima della scadenza pattuita. La parte in bonis si asterrà dall’effettuare la propria consegna e per procurarsi quanto avrebbe dovuto ricevere dalla parte insolvente (in cambio della propria consegna) dovrà stipulare un nuovo contratto, che potrebbe avere un costo o un utile diverso da quello precedente.

Il rischio di credito commerciale è scomponibile in tre macrocategorie a seconda delle quali è opportuno adottare specifici strumenti di tutela:

1. Rischio di controparte: è la probabilità che un soggetto, nei cui confronti si è assunta una posizione creditizia, non oneri la propria obbligazione di pagamento alla scadenza per cause a lui stesso imputabili. Il rischio dipende dalle caratteristiche del cliente stesso legate ad affidabilità, posizionamento, mercato di appartenenza, solidità patrimoniale. La perdita che ne deriva può essere calcolata come:

EL = EAD x PD x LGD

EL = perdita attesa

EAD = ammontare di crediti al momento dell’insolvenza;

PD = probabilità di default;

LGD = identifica il tasso di perdita in caso di insolvenza.

Per fronteggiarlo è consigliabile monitorare costantemente il proprio parco clienti.

2. Rischio di Paese: riguarda la specifica eventualità in cui si facciano affari sul mercato internazionale, con il rischio di trovarsi esposti verso controparti per motivi di tipo politico, economico, sociale e/o comunque per eventi sovranazionali, come per esempio le fluttuazioni dei tassi di cambio, l’instabilità economica o politica, sanzioni commerciali, embargo o da altre situazioni simili. Questi fattori impattano negativamente sull’attività aziendale, compromettendo i flussi di cassa in entrata e in uscita dal Paese e di conseguenza anche l’incasso o comunque il puntuale incasso del credito.

3. Rischio di concentrazione: è il rischio derivante dall’eccessiva esposizione verso un cliente o settore. Questo sta ad indicare che un’eccessiva concessione di credito nei confronti di una singola controparte, di un gruppo economico o di soggetti appartenenti allo stesso settore e le cui fatture rappresentano una parte significativa delle entrate, in caso di crisi, può esporre l’azienda a perdite, con ripercussioni a livello di liquidità e flusso di cassa. È importante quindi monitorare quotidianamente e costantemente il rischio del portafoglio, diversificando per quanto possibile le vendite e riducendo le esposizioni verso singoli settori e/o gruppi, specialmente quelli che evidenziano peggioramenti nel rating creditizio.

Per quanto il rischio di credito non possa essere del tutto eliminato, l’applicazione di efficaci procedure di gestione del credito possono aiutare l’impresa a individuare e valutare l’insorgere di eventuali eventi rischiosi, così da consentirgli di mettere in atto le azioni più idonee per neutralizzarli o minimizzarli, proteggendo il flusso di cassa aziendale.

L’affidabilità nei pagamenti che i clienti e, più in generale, le controparti commerciali dimostrano è fondamentale per poter garantire all’organizzazione la liquidità necessaria per sostenere i propri impegni quotidiani. La presenza di clienti che pagano con ritardo o, peggio, non pagano affatto i propri debiti, compromette in maniera importante la stabilità finanziaria dell’impresa e nei casi più gravi, può spingerla verso la crisi minando la sua sopravvivenza futura.

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