I crediti deteriorati, detti in inglese “Non Performing Loans” (NPL) sono prestiti non performanti, ovvero crediti deteriorati o inesigibili. Includono mutui, finanziamenti e prestiti la cui riscossione è considerata a rischio sotto diversi profili. Si tratta in genere di esposizioni degli istituti di credito verso soggetti che, per un peggioramento della propria situazione economica e finanziaria, non sono in grado di far fronte alle proprie obbligazioni e quindi di ripagare nei tempi o negli importi previsti le rate del proprio debito.
La macro-categoria, in cui si inseriscono gli NPL, viene indicata con un altro acronimo, NPE, che identifica i Non Performing Exposures. Si tratta di esposizioni creditizie deteriorate per le quali la Banca d’Italia ha stabilito la seguente classificazione:

  • Esposizioni scadute (PD – Past Due): rientrano le esposizioni per cassa, diverse dalle sofferenze, e le inadempienze che alla data della segnalazione risultano scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.
  • Inadempienze probabili (UTP – Unlikely To Pay): sono crediti per i quali la banca giudica improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzieil debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni creditizie. Solitamente si tratta di crediti di aziende finite in difficoltà. Tuttavia questa categoria di esposizioni possono ancora essere riportati in bonis, grazie a interventi mirati.
  • Sofferenze (NPL – Non Performing Loans): crediti bancari la cui riscossione non è certa perché i soggetti debitori si trovano in stato d’insolvenza grave, anche se non accertato giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili. La banca e gli intermediari finanziari sono obbligati a segnalare per iscritto al debitore (e agli eventuali coobbligati, per esempio i garanti) lo stato di “sofferenza” non appena emergano segnali di insolvibilità. La segnalazione va fatta anche alla Centrale dei Rischi e va inserita nel bilancio dell’intermediario finanziario.

Oltre ai crediti non performanti vi sono altre due tipologie di crediti:

  • crediti in bonis ovvero crediti che non mostrano segno di deterioramento e sono ritenuti solvibili dalla banca;
  • crediti forborne o ristrutturati ovvero crediti (di diverso livello di deterioramento, ma anche in bonis) oggetto di concessioni da parte della banca. Le concessioni costituiscono delle modifiche alle condizioni contrattuali originarie e possono riguardare una riduzione del tasso d’interesse oppure un allungamento della durata del finanziamento. Possono essere “ristrutturati” e quindi oggetto di concessioni, sia i crediti performanti (in bonis) sia quelli non performanti, con diverso grado di deterioramento.

Uno degli indicatori più usati per valutare lo stato di salute complessivo di un istituto di credito è l’NPE ratio che esprime il rapporto tra il valore totale dei crediti deteriorati e l’intero stock dei crediti erogati da una banca (inclusi i crediti in bonis).

Un altro parametro importante nella gestione degli NPL è il tasso di copertura che rappresenta la rettifica del valore del credito in base alla capacità di recupero che una banca deve effettuare per realizzare un realistico conteggio di bilancio. Tale valore definisce la differenza tra il credito effettivo e la valutazione del credito deteriorato.

I crediti deteriorati limitano la capacità delle banche di erogare nuovi prestiti. Un eccessivo stock di crediti deteriorati grava:

  • sulla banca che ha erogato il prestito;
  • sull’impresa debitrice e su altre imprese che non possono più accedere a eventuali prestiti presso la stessa banca;
  • sulla situazione economica di un Paese se la sofferenza si estende a più istituti.

Per una banca è fondamentale riuscire a prevenire l’accumulo di crediti deteriorati. Per farlo, deve:

  • valutare attentamente il merito di credito dei debitori, evitando di erogare prestiti rischiosi;
  • effettuare accantonamenti con un tasso di copertura adeguato;
  • segnalare sin dalle prime fasi le situazioni di difficoltà;
  • ristrutturare le situazioni meno gravi.

Per tali motivi, la prevenzione e corretta gestione dei crediti deteriorati rappresenta una priorità per le autorità di vigilanza e per gli istituti bancari italiani e comunitari.

Il problema della solvibilità dei clienti non riguarda solo le banche ma anche le imprese che accedono alle diverse forme di finanziamento. Da marzo 2019, le imprese sono sottoposte ad un sistema di controllo previsto dal codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Per ogni azienda è essenziale controllare attentamente i propri flussi di cassa in modo da individuare in anticipo eventuali segnali di crisi.

Può accadere che un’impresa attraversi un periodo di scarsa liquidità, dovuto a ritardi o difficoltà nel riscuotere i propri crediti. I ritardi nei pagamenti da parte dei clienti o la presenza di crediti insoluti, possono costituire un grave problema per la stabilità di un’impresa.

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